Per fermare il riscaldamento globale, l’uomo dovrà modificare i processi produttivi industriali

DiMagnus

Per fermare il riscaldamento globale, l’uomo dovrà modificare i processi produttivi industriali

La sfida del ventunesimo secolo è tutta incentrata sul controllo del cambiamento climatico e delle conseguenze dell’incremento medio di temperatura sulla nostra società, sul mondo animale e sulla produzione di beni primari.

Effetto serra e riscaldamento globale

Ormai assodato come le attività umane stiano comportando la crescita repentina delle temperature medie del pianeta, con innumerevoli ed evidenti ricadute sul clima che a loro volta si riverberano sui cicli di vita degli altri esseri viventi, abbiamo la necessità di riprogrammare l’uso delle risorse energetiche per mettere un freno al riscaldamento globale.

Parliamo diffusamente di gas serra provenienti dalle nostre attività, spesso concentrando l’attenzione sull’uso dei combustibili fossili per l’autotrazione o per la produzione di energia elettrica, e siamo meno attenti ai processi industriali che sono grandi fonti di calore e conseguentemente di emissioni di anidride carbonica; a oggi per questi non vediamo soluzioni immediate di risparmio energetico o possibilità di conversione verso sistemi a ridotto impatto ambientale.

Molteplici problemi da risolvere

Mentre ci risulta facile affrontare temi quali la sostituzione dei combustibili fossili nella produzione di energia elettrica, avendo anche a disposizione il crescente utilizzo delle fonti rinnovabili per assolvere alla domanda di elettricità, grazie alla messa in esercizio di mega impianti eolici e fotovoltaici in tutto il mondo, ancora non viene preso in esame l’aspetto legato a tutti quei processi produttivi che hanno bisogno di grandi quantità di calore.

Dall’industria metallurgica, di certo la più assetata di energia e tra le più inquinanti, dato il largo uso del carbone, fino all’industria alimentare, che usa il calore per le cotture e la conservazione dei cibi, per la formatura dei contenitori, siano essi di vetro o di plastica, passando attraverso i materiali per l’edilizia, quasi non esiste processo industriale che, pur utilizzando energia proveniente da fonti rinnovabili, non produca calore in grandi quantità.

Come migliorare la salute del pianeta

Per questo, come dicevamo, oltre al controllo delle emissioni con effetto serra di cui tutti siamo preoccupati e a cui tutti guardiamo con ansia crescente, non basterà limitare la CO2 e il metano immessi nell’atmosfera terrestre per abbassarne la temperatura, ma dovremo iniziare a riprogettare processi produttivi come quello delle piastrelle ceramiche o del riciclo della carta, dell’estrazione dello zucchero dalle barbabietole o della tostatura del caffè.

Per ridurre la quantità di calore che apportiamo quotidianamente all’atmosfera terrestre dovremo certamente sfruttare la possibilità di produrre l’energia elettrica necessaria per questi processi industriali a partire dalle fonti rinnovabili, quali vento e sole: questo ci aiuterà a ridurre l’uso dei combustibili fossili fin qui impiegati in sistemi di combustione, dove il calore viene convertito in energia elettrica attraverso la produzione di vapore ad alta pressione, che poi va a cedere il calore accumulato in acqua di raffreddamento, contribuendo a innalzare la temperatura del pianeta.

Oggi l’attenzione dei ricercatori e dei legislatori è fortemente indirizzata al solo contenimento delle emissioni inquinanti e alla riduzione dell’effetto serra, ma nell’immediato futuro dovremo porre mano anche al minor impatto di diffusione termica di tutti i processi produttivi che al momento danneggiano quotidianamente la Terra.

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