Archivio per Categoria Risparmio energetico

DiMagnus

Silicone: ecco come aiuta l’ecologia

Meglio chiarirlo una volta per tutte: il silicone non è un materiale che appartiene alla famiglia dei polimeri (e quindi della plastica). La sua componente principale è infatti il silicio che, insieme all’ossigeno, è l’elemento più diffuso sul nostro pianeta. Viene quindi inserito nella famiglia delle gomme.

Inodore e insapore, resistente e capace di assumere le più svariate densità e forme, il silicone riveste un ruolo fondamentale come validissimo sostituto della plastica. Ma attenzione, lo ritroviamo anche nelle protesi ergonomiche per il seno, e ciò significa che ha incredibili proprietà ipoallergeniche.

Il suo ruolo nell’industria medicale

Nel settore medico, i siliconi non sono solamente utili, ma sono diventati praticamente indispensabili. Basti pensare, ad esempio, all’ampia gamma di accessori in dotazione agli ospedali, molti dei quali sono fatti proprio di questo materiale, come ad esempio maschere, tubi e cuscini speciali.

Come testimoniato dai recenti successi dell’azienda Motiva, il silicone di grado medico è stato usato per realizzare protesi per il seno ergonomiche che si adattano con naturalezza al resto del busto. Queste protesi hanno una caratteristica unica: la loro forma segue i movimenti del corpo, e ciò permette di sentirsi belle senza mettere in evidenza il lavoro del chirurgo. Da un’azienda leader di settore come Motiva, d’altra parte, è normale aspettarsi il meglio.

Il silicone in casa

Dalla cucina al bagno, gli utensili realizzati in silicone, anche coloratissimo, sono sempre più presenti nelle abitazioni di coloro che cercano una valida alternativa alla plastica. Dalle bottiglie per l’acqua (quelle pieghevoli sono molto comode!), fino agli stampi per torte e i dispenser per il bagno, il vantaggio di acquistare un articolo realizzato in questo materiale è tangibile, oltre che per la Terra, anche per il proprio portafogli. Il silicone, infatti, è praticamente indistruttibile e non si deforma. Inoltre, a causa delle recenti normative relative alla plastica monouso, la sua produzione ha subito un forte impulso.

Il silicone nell’edilizia

Grazie alle sue proprietà isolanti, questo materiale viene usato per impermeabilizzare e sigillare tra di loro le superfici. Inoltre, viene utilizzato in moltissimi altri campi, come la produzione di stampi per mattoni in resina e in cemento. Il silicone garantisce un’ottima durabilità, resistenza all’acqua e agli agenti atmosferici: insomma, è un vero alleato sia a livello industriale che nelle piccole riforme fai-da-te.

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Edilizia, come risparmiare energia in questo settore

Il settore edile è già da anni alla ricerca di tutte le soluzioni per un forte risparmio energetico in tutta la sua filiera produttiva.

L’inquinamento dovuto alla cementificazione

Spesso accusato di essere un grande inquinatore, specialmente nella produzione di cemento e di piastrelle, dove gli attuali impianti sono fortemente energivori e consumano prevalentemente combustibili fossili, anche laddove siano passati al gas naturale, tutto il mondo edile è attento a una forte e progressiva riduzione dei consumi energetici.

Si dovrà affrontare anche un profondo cambio di filosofia, ad esempio modificando il metodo di fornitura energetica dei cementifici, spesso utilizzati alla scorta di inceneritori impropri, dove disfarsi di rifiuti solidi urbani non riciclabili ma ricchi di potere calorico, tanto necessario alla produzione del cemento.

Tuttavia è la filiera dell’edilizia nel suo complesso a dover fare un grande sforzo di adeguamento al risparmio energetico e, conseguentemente, alla riduzione del riscaldamento globale.

Intervenire su logistica e riciclaggio

La logistica è forse la parte su cui si può già intervenire proficuamente, riducendo gli spostamenti dei materiali dalle aree di produzione alle aree di utilizzo senza dover percorrere migliaia di chilometri dalla fabbrica all’impiego, adeguando i sistemi di trasporto alle motorizzazioni ecologiche.

L’uso di materiali riciclati, di nuovi materiali a minor impatto ambientale e con migliori caratteristiche rispetto agli attuali, con cicli produttivi green e a basso impatto energetico, le innovazioni tecnologiche, architettoniche e ingegneristiche potranno consentire al settore di ridurre l’impronta lasciata sull’ambiente arrivando ad apportare grandi benefici sia alla filiera produttiva sia alla riduzione delle emissioni di gas serra e calore generati nei processi di realizzazione dei materiali edili.

Oggi disponiamo di cementi alleggeriti al graphene, di asfalti additivati al graphene, di polimeri di ultima generazione capaci di ridurre il bisogno di cemento e bitume in strade e palazzi: l’edilizia sarà il primo settore a dare un apporto importante al risparmio energetico globale.

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Convertire i mezzi di trasporto per risparmiare energia

Uno dei temi di grande attualità in materia di risparmio energetico riguarda l’impatto della conversione della mobilità attuale, basata prevalentemente sui motori a combustione interna alimentati da combustibili fossili; l’intento è sostituirli rapidamente con motori elettrici alimentati da accumulatori, con motori alimentati da combustibili ecologici provenienti da fonti rinnovabili o celle a combustibile alimentate a idrogeno.

Non solo auto elettriche

Quando si affronta il tema della mobilità in generale, si deve aver ben presente il quadro complessivo rappresentato dai vari settori: mobilità individuale, collettiva e trasporto merci.

Sulla mobilità individuale ci si sta orientando molto, sia in termini di attenzione sia in termini di indirizzo politico, verso soluzioni che la tecnologia ci mette già a disposizione, come la motorizzazione elettrica delle automobili e in genere dei piccoli veicoli a motore come le motociclette o i monopattini.

Rimane ancora irrisolto il problema delle autonomie per i veicoli alimentabili con accumulatori elettrici, mentre la strada è ancora lunga e in salita per le applicazioni relative alle celle a combustibile o all’uso di biocarburanti, anche se la scienza sta dando quotidianamente risposte interessanti e, per certi versi, immediatamente attuabili.

Rimpiazzare milioni di veicoli richiede tempo

Non si deve però dimenticare che sostituire il parco circolante mondiale delle sole automobili è una vera e propria fatica di Ercole, che passa attraverso la totale trasformazione di sistemi produttivi attraverso investimenti ingenti investimenti, la costruzione di una efficiente rete di alimentazione di e di tutto ciò che vi gira attorno, dalle officine meccaniche al riciclaggio delle batterie.

Migliore è la situazione quando si parla di mobilità collettiva: molte reti ferroviarie per il trasporto passeggeri e praticamente tutte le reti di metropolitana sono elettrificate, gran parte delle flotte di autobus cittadini sono dotati di motorizzazioni ibride o totalmente elettriche, sulle reti extraurbane stradali sono già presenti automezzi dotati di motorizzazioni ecologiche anche sulle grandi distanze e la sostituzione dei veicoli con motori diesel sta avvenendo rapidamente.

Qualche passo avanti si sta facendo anche sulle grandi navi da crociera, con le prime motorizzazioni a gas naturale, così come sulle navi per il trasporto merci con i primi motori ad idrogeno, ma il 99% del trasporto merci avviene e avverrà ancora per molti anni utilizzando motori a combustibili fossili.

Lo stesso dicasi ovviamente per tutto il trasporto aereo, da cui si ricava che il contenimento energetico e la riduzione dell’impatto sul clima del pianeta da parte di questi settori rimangano obiettivi molto lontani.

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Per fermare il riscaldamento globale, l’uomo dovrà modificare i processi produttivi industriali

La sfida del ventunesimo secolo è tutta incentrata sul controllo del cambiamento climatico e delle conseguenze dell’incremento medio di temperatura sulla nostra società, sul mondo animale e sulla produzione di beni primari.

Effetto serra e riscaldamento globale

Ormai assodato come le attività umane stiano comportando la crescita repentina delle temperature medie del pianeta, con innumerevoli ed evidenti ricadute sul clima che a loro volta si riverberano sui cicli di vita degli altri esseri viventi, abbiamo la necessità di riprogrammare l’uso delle risorse energetiche per mettere un freno al riscaldamento globale.

Parliamo diffusamente di gas serra provenienti dalle nostre attività, spesso concentrando l’attenzione sull’uso dei combustibili fossili per l’autotrazione o per la produzione di energia elettrica, e siamo meno attenti ai processi industriali che sono grandi fonti di calore e conseguentemente di emissioni di anidride carbonica; a oggi per questi non vediamo soluzioni immediate di risparmio energetico o possibilità di conversione verso sistemi a ridotto impatto ambientale.

Molteplici problemi da risolvere

Mentre ci risulta facile affrontare temi quali la sostituzione dei combustibili fossili nella produzione di energia elettrica, avendo anche a disposizione il crescente utilizzo delle fonti rinnovabili per assolvere alla domanda di elettricità, grazie alla messa in esercizio di mega impianti eolici e fotovoltaici in tutto il mondo, ancora non viene preso in esame l’aspetto legato a tutti quei processi produttivi che hanno bisogno di grandi quantità di calore.

Dall’industria metallurgica, di certo la più assetata di energia e tra le più inquinanti, dato il largo uso del carbone, fino all’industria alimentare, che usa il calore per le cotture e la conservazione dei cibi, per la formatura dei contenitori, siano essi di vetro o di plastica, passando attraverso i materiali per l’edilizia, quasi non esiste processo industriale che, pur utilizzando energia proveniente da fonti rinnovabili, non produca calore in grandi quantità.

Come migliorare la salute del pianeta

Per questo, come dicevamo, oltre al controllo delle emissioni con effetto serra di cui tutti siamo preoccupati e a cui tutti guardiamo con ansia crescente, non basterà limitare la CO2 e il metano immessi nell’atmosfera terrestre per abbassarne la temperatura, ma dovremo iniziare a riprogettare processi produttivi come quello delle piastrelle ceramiche o del riciclo della carta, dell’estrazione dello zucchero dalle barbabietole o della tostatura del caffè.

Per ridurre la quantità di calore che apportiamo quotidianamente all’atmosfera terrestre dovremo certamente sfruttare la possibilità di produrre l’energia elettrica necessaria per questi processi industriali a partire dalle fonti rinnovabili, quali vento e sole: questo ci aiuterà a ridurre l’uso dei combustibili fossili fin qui impiegati in sistemi di combustione, dove il calore viene convertito in energia elettrica attraverso la produzione di vapore ad alta pressione, che poi va a cedere il calore accumulato in acqua di raffreddamento, contribuendo a innalzare la temperatura del pianeta.

Oggi l’attenzione dei ricercatori e dei legislatori è fortemente indirizzata al solo contenimento delle emissioni inquinanti e alla riduzione dell’effetto serra, ma nell’immediato futuro dovremo porre mano anche al minor impatto di diffusione termica di tutti i processi produttivi che al momento danneggiano quotidianamente la Terra.